Oggi vi parliamo di un duo molto interessante, i The White Rabbit, formato da due ragazzi di origine svizzera.
Nei loro brani possiamo trovare tematiche e riflessioni molto importanti, con un approccio old school. Testi di qualità che si amalgamano a strumentali che mescolano rap, metal, grunge, per un risultato davvero piacevole ed esplosivo. Insomma, due artisti che hanno tanto da dire e si esprimono con un sound personale ed originale.
Approfondiamo meglio la loro storia e la loro musica attraverso questa intervista a cura di Alessia Santangeletta.
Ciao ragazzi! Presentatevi brevemente ai lettori di Fare Rap!
Ciao ragazzi e ciao ai lettori di Fare Rap, grazie per lo spazio che ci avete concesso!
Noi siamo i The White Rabbit e nasciamo dalla ri-unione di due musicisti che hanno mosso i primi passi insieme per poi perdersi e ritrovarsi anni dopo arricchiti da esperienze provenienti da band e stili musicali diversi.
La band è composta da Vittorio (Voce / produzione musicale) e da Maurizio (Voce Rap). Proveniamo dal sud della Svizzera ma, al momento, viviamo in differenti parti d’Europa. La collaborazione è nata durante il lockdown del 2020.
Conoscendo le tematiche dei vostri pezzi, posso immaginare il significato del nome che avete scelto, The White Rabbit. Però vorrei chiederlo direttamente a voi: per quale motivo avete deciso di darvi proprio questo nome?
Il nome viene da Alice nel Paese delle Meraviglie; la storia è una critica alla società in cui si può impazzire per il troppo lavoro, ammalarsi o venire accettati se si scende a compromessi.
Il coniglio bianco è la rappresentazione degli adulti in questa società: sempre di fretta, ansiosi, stressati.. molto spesso a rincorrere cose futili.
Dovremmo in qualche modo cercare di riappropriarci del tempo e di creare connessioni con il mondo che ci circonda (natura, persone,..) ed essere più curiosi nella vita in generale. Il bianconiglio sembra rappresenti inoltre la curiosità e la spinta alla scoperta, seguirlo significherebbe provare qualcosa di nuovo e di sconosciuto anche se potenzialmente pericoloso. Di sconosciuto c’è il nostro percorso musicale ma, per il momento, sembra stia portando a qualcosa di buono. Nei prossimi giorni uscirà “Adesso”, il nostro primo brano sotto etichetta indipendente.
Parlateci dei vostri inizi nel mondo del rap e della musica: come vi siete appassionati? Quali sono i vostri progetti, solisti e non, realizzati finora?
I nostri inizi nel rap risalgono alla nostra adolescenza, ai tempi dei motorini, delle prime sbronze, le prime sigarette e delle prime cotte, i tempi delle “compagnie” di balordi sempre in giro a fare tardi e cercare di capire come vivere a 100 all’ora la propria giovinezza. A quei tempi il nostro percorso è iniziato insieme e per diverso tempo siamo restati uniti nel rap, poi la vita ci ha divisi per quasi 20 anni per poi ritrovarci nel 2020, un po’ per caso, a chiudere il cerchio che avevamo iniziato a disegnare da ragazzini.
Vittorio ha militato per anni nei Nutshell, band ticinese post-grunge con all’attivo un EP, prima come bassista e poi come cantante. Per motivi di lavoro ha dovuto abbandonare il progetto nel 2016 e da quel momento si è dedicato al suo progetto di vita aprendo un centro ippico in svizzera francese dove poter dedicarsi alla monta americana, nello specifico della disciplina de Reining.
Da lì in poi i progetti musicali si sono messi in stand-by fino appunto al 2020, momento in cui il covid faceva il suo ingresso nella vita di tutti noi.
Maurizio ha scoperto il rap verso la metà degli anni 90 e da subito si è appassionato alla cultura hip-hop. È cresciuto ascoltando Neffa, Kaos, Deda, OTR, IAM, NTM, Beastie Boys, Nas, Dilated People.. per citarne alcuni. Agli albori del 2000 conobbe diversi mc’s, writers, dj’s e b.boys della scena ticinese con i quali si ritrovava spesso per fare freestyle, scrivere pezzi, dipingere, fare qualche passo di breakdance e rappresentare ad alcuni concerti per spingere il proprio nome, ovvero OSN (Ombre senza Nome). In quel periodo collabora con un artista del posto conosciuto come Ise a due street album intitolati “Viscerami” e “Le Parole”.
Nel 2006 formò insieme a Barro ed Ali B il gruppo Esaurimento Nervoso; l’intesa fu da subito buona e nel giro di qualche mese uscì il primo disco “Spruzzo con la piuma”. Ai tempi dell’EN collaborarono con diversi mc’s della scena locale, parteciparono a vari mixtapes e rapparono a diversi eventi. Nel 2011 l’EN decise di lavorare singolarmente ai propri progetti. Nello stesso anno Maurizio presentò il suo primo disco solista “Controcorrente”. Controcorrente perché controtendenza, in un mondo dove le persone spesso tendono a uniformarsi sentì il bisogno di lanciare nel suo piccolo un messaggio che volesse far capire che era arrivato il momento di ragionare con la propria testa. In quel periodo ebbe l’onore di aprire live di artisti che stima molto come Kaos, Colle der Fomento, Maury B, Inoki, Stokka & Madbuddy,..). Big up alla Big Bang Family e MuzikForPeople per aver organizzato eventi di questo spessore portando artisti di grande calibro nel nostro piccolo cantone. Nel 2012 lavorò poi ad un nuovo progetto solista intitolato “Infected Tongue”. Nel 2014 formò il gruppo Klandestino con TJP e Dj Soul K (GU751). Da lì a breve venne alla luce il loro primo album intitolato proprio “Klandestino” e a distanza di qualche anno, Maurizio e Dj Soul K lavorarono ad un nuovo progetto intitolato “Onde Alpha”.
Nei vostri pezzi, oltre ovviamente al rap, si sente anche una vena rock che dona un’energia molto piacevole. Quindi vi chiedo: oltre al rap, quali altri generi musicali apprezzate?
I nostri pezzi sono animati dal rock, dal grunge e dal metal. Questo sarà sempre più evidente, uscita dopo uscita. Stiamo creando il nostro sound e pensiamo di essere a buon punto. Non vogliamo essere di facile etichettatura; sembriamo rap ma non lo siamo, sembriamo rock ma non lo siamo, sembriamo nu-metal ma non lo siamo, sembriamo TRAP… no, non sembriamo TRAP! ;)
Cerchiamo di comporre della bella musica, suonata, e di ricamarci sopra strofe e ritornelli che facciano pensare al buon rap anni 90 che ci ha tirato grandi ma anche a del buon rock che, purtroppo, siamo sempre meno abituati a trovare nelle produzioni moderne.
Alcune settimane fa è uscito un vostro nuovo pezzo, “Dimmi cosa sei”. Un brano che è una sorta di lettera d’amore alla musica: “nel buio ho scelto te”; una dichiarazione che è sia d’amore che d’intenti. Nonostante la strada sia a volte in salita, quella che avete scelto è la via dell’integrità, della salvezza che la sana musica fatta con passione può donare, del restare fedeli a voi stessi. Volete raccontarci qualcosa a tal proposito?
Molto semplicemente cerchiamo di non scendere mai a compromessi con la nostra visione della musica e dei contenuti, se il momento è propizio per come ci piace far suonare i nostri pezzi bene, altrimenti pace, noi in primis vogliamo essere i nostri primi fan e ci piace pensare che tra 20 anni quando riascolteremo i nostri pezzi potremmo sempre esserne fieri.
Quali sono le tematiche principali e i messaggi che in genere volete trasmettere agli ascoltatori con la vostra musica?
Tendenzialmente trattiamo tematiche che riguardano situazioni di vita in cui la maggior parte delle persone si possono immedesimare. I nostri testi raccontano quello che ci circonda, parlano di bullismo, discriminazioni, spesso sono di protesta, descrizione della società attuale, amore (non necessariamente nei confronti di una persona). Il nostro intento è quello di riuscire ad arrivare alle persone in modo che questi messaggi rimangano nel tempo indelebili nell’ascoltatore.
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“Awake”, uscito alcuni mesi fa, è un altro brano molto forte, potente dal punto di vista contenutistico. Viviamo in un mondo in cui purtroppo la disinformazione e il controllo mentale la fanno da padrona; violenza, odio, rabbia aggravano ancora di più la situazione che vede il popolo sempre più diviso e sottomesso al potere. “La libertà è ridotta a un’ora d’aria sola”, dite. E il titolo del brano dovrebbe spronarci ad un risveglio globale, per prendere finalmente coscienza di chi siamo e, finalmente, elevarci… ma non è affatto facile.
Come vedete da questo punto di vista il presente e soprattutto il futuro prossimo che ci aspetta?
Vogliamo essere brevi in questo punto, anche se molto interessante e se ne potrebbe parlare per giorni.
Awake è uscita da ormai parecchi mesi e quello che abbiamo vissuto negli ultimi 2 anni, ma soprattutto nell’ultimo anno con tutto questo marasma tra tamponi/green pass/2G/ vax/no vax, ecc.. insomma.. come la vediamo.. la vediamo complicata.
Un altro vostro brano molto significativo è “Il suono del silenzio”, in cui portate diversi esempi di malvagità, discriminazioni, comportamenti scorretti che vediamo scorrere sotto i nostri occhi ogni giorno. Di fronte a tutto ciò, spesso la reazione che prevale è il silenzio, l’indifferenza che ti “rende colpevole”. “Il mondo tace, resta colpevole del male”: e allora l’artista deve urlare, urlare la verità, urlare l’evidenza, affinché il male non prevalga sempre, anche se purtroppo egli grida “da solo”, perso in questo grande silenzio. E questa è una condizione che vediamo sempre di più nella nostra società. Volete raccontarci qualcosa a proposito di questo pezzo e di questa tematica? Alla fine, secondo voi, il bene e il potere dell’amore vinceranno finalmente sul male e sull’indifferenza oppure stiamo percorrendo una discesa inesorabile?
Bella domanda e provare a dare una risposta mette l’ansia. Il bene e il potere dell'amore sicuramente esistono ma sempre più a piccole dosi o almeno è quello che riusciamo a evincere ad occhio nudo.
Mentre indifferenza, superficialità, cattiveria gratuita, mancanza di empatia, per citarne alcuni, non danno segno di volersi arrestare.
Quindi sul piatto della bilancia, il bene sembra pesare di meno e spesso, quando vince, non ce ne rendiamo nemmeno conto.
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A proposito dell’espressione artistica, del coraggio di un artista di gridare la verità… All'interno della nostra società vediamo sempre più spesso una discreta censura nei confronti di chi la pensa in modo diverso o cerca di smuovere le coscienze camminando un po' lontano dal pensiero comune, su terreni non propriamente mainstream (ciò che il rap dovrebbe fare). Vi chiedo: quanta importanza ha secondo voi, soprattutto al giorno d’oggi, essere artisti rap e riuscire a conservare la propria libertà di espressione nella musica e non solo?
Risposta da 0 secondi. Tutta l’importanza sta lì, indipendentemente dall’essere artisti rap o rock o qualsiasi tipo di artista tu sia, nel momento in cui decidi di optare per scelte che non ti rappresentano, quando decidi di omologarti a quello che va per la maggiore, in quel momento tu rinunci di fatto alla tua libertà e l’arte è il luogo della perfetta libertà.
Attraverso la vostra musica si percepisce la vostra passione per il buon Rap, quello fatto bene, serio e ricco di contenuti come ai vecchi tempi (e vedere questo nel 2021 fa molto piacere!). Quanto è importante, secondo voi, continuare a fare rap di un certo tipo? In una scena musicale in cui sembra avere sempre più importanza l'aspetto esteriore e la musicalità radiofonica, credete sia giusto che il rap provi ancora a portare dei contenuti di un certo spessore? Pensate che il rap possa aiutare le persone e i giovani a riflettere su tematiche anche molto importanti, e magari contribuire a cambiare le cose?
Pensiamo che tutta la musica debba vincolare un messaggio, ma è vero che stiamo assistendo ad una deriva dei contenuti della musica in generale e ahimè, questo ci rattrista e ci frustra perché è sempre più difficile trovare artisti che ti fanno appassionare.
Crediamo che oggigiorno si dia molta più importanza all’aspetto delle produzioni rispetto ai contenuti dei testi. Davvero un peccato, perché nel profondo, siamo davvero convinti che il rap sia il miglior genere in assoluto per quanto riguarda la comunicazione.
Noi siamo cresciuti con il rap ma siamo un esperimento ibrido che cerca di dare dei contenuti non banali ai pezzi indirizzati a persone che come noi cercano di trovare qualcosa in una canzone.
In “Dimmi cosa sei” dite: “La musica è immortale, cura l’anima, terapia d’urto”. Quanto sono importanti il rap e la musica nella vita di una persona, ad esempio nei momenti difficili o delicati della nostra esistenza? Possono essere un valido aiuto in tal senso?
A volte può capitare che ascoltando un brano, ti ci rispecchi a tal punto che il testo sembra essere stato scritto per te. La musica è un potente mezzo di comunicazione e, talvolta, sembra voglia comunicarci qualcosa. Una canzone, per quanto sembri essere improbabile, può salvarci, poiché in essa, non è impossibile trovare le risposte che si stanno cercando da tempo.
L’isolamento forzato che abbiamo attraversato e che stiamo tuttora vivendo a livello mondiale ha cambiato molto le nostre vite e il nostro modo di vedere le cose. Come avete vissuto questi mesi? Secondo voi questa situazione ha in qualche modo influenzato il desiderio di comunicare, il modo di vedere e di fare musica?
Per i TWR l’isolamento è stato la scintilla che ha dato vita al progetto, ne parlavamo già da qualche tempo ma fino a quel momento, niente di più che chiacchiere tra vecchi amici. Con il lockdown siamo passati dalle parole ai fatti; da “però dovremmo fare un pezzo io e te” a “ ho caricato un beat sul drive vedi se ti ispira” fino a “ Il suono del silenzio”.
Quindi per noi è stato un momento importante, è stato il bicchiere mezzo pieno in questa situazione assurda che viviamo da troppo tempo. Difficile dire se abbia influenzato il desiderio di comunicare o il modo di fare musica.
C'è un disco (di qualsiasi genere o epoca) che per qualche motivo vi ha segnato particolarmente e che portate nel cuore?
Mao: “L’ecole du micro d’argent” degli IAM. Lo porto nel cuore perché fu uno dei primi dischi che acquistai all’epoca. Dal mio modesto parere, uno dei migliori album hip-hop di tutti i tempi, sia per quanto riguarda le tematiche affrontate, raccontate attraverso un flow old school ma allo stesso tempo raffinato, sia per quello che concerne le strumentali a dir poco strepitose. Un vero e proprio viaggio dalla prima all’ultima traccia.
Vix: senza dubbio lo stesso di Mao per quel che riguarda il rap, quel disco per me è il santo graal dell HH europeo, produzioni e stile da vendere ancora oggi, poi io sono anche appassionato di rock e metal e quindi avrei qualche altra chicca come DIRT degli AIC per me altro gruppo fondamentale nella mia crescita artistica; come non citare Follow the leader dei Korn o i RATM, vogliamo parlare dei Linkin Park?? Insomma per me è dura dare una risposta, ce ne sono alcuni direi.
Infine, una domanda un po' particolare che amo sempre fare: di che colore è l'Hip Hop? Perché?
Mao: Il rosso poiché simboleggia il fuoco e quindi trasmette energia, luce e soprattutto è il colore dominante della cover dell'album citato nella domanda precedente ;)
VIX: Il colore dell’HH per me era il verde, nel mio periodo HH ero molto affezionato al verde;)
Lasciate pure tutti i contatti tramite cui seguire i vostri progetti e uscite.
https://linktr.ee/TWR82
Grazie per la disponibilità, e in bocca al lupo per i vostri progetti presenti e futuri!
Viva il lupo e crepi l’avarizia :)
Ciao Alessia, grazie ancora.
Intervista e articolo a cura di Alessia Santangeletta
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