Oggi con Alessia parliamo di "Memento Mori", il nuovo disco di Orco. Un album molto particolare che ci fa affrontare un viaggio dentro noi stessi, attraversando anche alcuni concetti spirituali affatto banali. Insomma un prodotto dal sapore tipicamente hip hop che non mancherà di stupire positivamente a livello contenutistico.
Con questa chiacchierata tenuta con l'artista avremo modo di analizzare bene ogni aspetto del suo progetto.
Buona lettura!
Ciao! Abbiamo già avuto modo di parlare di te sul nostro sito, in occasione del disco “Sapere Aude”, però ripresentati brevemente a tutti i lettori!
Ciao Alessia, grazie mille per lo spazio concesso, è un piacere poter scambiare di nuovo due chiacchiere con te sulle pagine di Fare Rap. Mi chiamo Orco e vivo l’Hip Hop dal 1996; ho iniziato con Breakdance e Writing per diventare poi MC nel ’98 e beatmaker verso il 2001. Sono nato e cresciuto a Trieste, dove ho avuto la fortuna ed il piacere di lavorare in studio, fra i vari, con AlCastellana -il che ha arricchito enormemente le mie competenze sia come produttore che come audio engineer.
Nel 2013 mi sono trasferito ad Amsterdam, dove ho aperto uno studio di registrazione e fondato l’etichetta Moksha Music, tramite la quale ho pubblicato nel 2018 il mio primo disco ufficiale, intitolato “Sapere Aude”. Ho anche prodotto beats per svariati artisti, come l’olandese Deams (Gang Starr Foundation), Truth (Rapcore), Mr Melt e Mad G (il suo disco d’esordio è interamente prodotto da me). Qui ad Amsterdam ho avuto inoltre la possibilità di suonare dal vivo in apertura ai live di artisti del calibro di Salmo, Colle der Fomento, Inoki, Mattak, dj Fastcut e Big Daddy Kane e di collaborare con leggendari MC americani come Canibus, Edo G, El Da Sensei, Afu-Ra, Sadat X ed altri.
Nel mese di luglio è uscito il tuo nuovo disco, “Memento Mori”. Un titolo molto forte, specie di questi tempi… Com’è nata l’idea del progetto?
Il progetto rappresenta il seguito naturale del mio primo album “Sapere Aude”, al quale si ricollega sia tramite la scelta di un’altra massima latina come titolo che attraverso la continuità contenutistica.
Per quanto “ricordati che devi morire” possa suonare come un’esortazione macabra, in verità racchiude in se il succo di ogni filosofia e di ogni insegnamento spirituale: vivi nel presente, godendo di ogni attimo che ti è concesso, perché non solo non sai quando arriverà il tuo momento ma anche perché, quando arriverà, sarà troppo tardi per pentirti di come hai vissuto la tua vita, per poter inseguire i sogni che avevi e realizzare lo scopo della tua esistenza terrena. Ti toccherà ritornare e ripartire dallo stesso punto -come questa volta, senza neppure saperlo.
Credo che come specie viviamo in una sorta di stato d’ipnosi che ci ottunde e che ci costringe ad inseguire automaticamente e costantemente il piacere; questo proietta sempre la felicità in un momento futuro o la relega a ricordo del passato, rendendo impossibile la scoperta della dimensione spirituale. Invece di trascinarci stancamente nella vita pensando che saremo felici “poi”, quando qualcosa accadrà, quando potremo finalmente andare in ferie -da pagarsi in 10 mesi di rate al ritorno- dovremmo realizzare nel profondo il fatto che prima o poi moriremo, e che il momento migliore per fare ciò che amiamo è adesso. Per me, fra le varie cose, ricordarmi che devo morire ha significato mettere tutte le mie energie in un progetto a cui tenevo, un disco di 23 tracce per un’ora e venti di musica dal titolo Memento Mori, nel quale convogliare i miei migliori testi ed i beat più Hip Hop che potessi produrre -che è ciò che più amo fare.
Quali sono le tematiche principali che hai voluto affrontare nell’album? Quali messaggi volevi trasmettere agli ascoltatori?
Ci sono svariate tematiche e prospettive che ho voluto analizzare nel disco: da esortazioni spirituali come “Amsterdam State Of Mind”, “Life is Now”, “Collirio” o “Ricordati di vivere” si passa alle visioni mistiche di pezzi come “La Lingua Muta”, “Apocalisse (Armageddon)” ed “Il canto del Profeta (complesso del Messia)”, per trovare poi odi all’Hip Hop come “It Ain’t Over” e “Hardcore Style”, inni contro il sistema come “Non se ma quando” ed “Il Potere”, canzoni di puro storytelling come “Il quaderno della morte” e “Noia” e pure la mia autobiografia in rap nel pezzo “The Orco Show”.
Sono sempre stato appassionato di letteratura e faccio Rap da oltre 20 anni: in tutto questo tempo non ho mai nemmeno pensato di sporcare la nobiltà della forma d’arte che pratico con contenuti privi di spessore, idiozie scritte apposta per fare successo riguardo soldi, tipe, macchine, violenza, competizione e via dicendo. Credo il Rap offra più possibilità di veicolare messaggi rispetto qualunque altro genere musicale: si tratta di parlare a tempo, alla fine, e di riempire quello spazio con quanti più concetti, parole e rime possibile. Se tutto ciò che hai da dire è come sei bravo a dire qualcosa, forse sei meno bravo di quel che credi -anche se poi magari il riscontro di pubblico ti premia. Ogni tanto piace anche a me fare pezzi “da battaglia” o dissing contro i “sucker”, retaggio della cultura Hip Hop con la quale sono cresciuto dagli anni 90 (vedi ad esempio “Tecnica metrica epica” o “Mumble Trap”) ma anche qui cerco di mettere tutta la capacità letteraria possibile in termini di scelta di parole, quantità di rime, flow, stile etc.
Personalmente ho trovato questo disco davvero molto particolare, perché affronta varie tematiche tipicamente Hip Hop ma offre un punto di vista differente, direi più filosofico, mistico, spirituale. Possiamo sentire riflessioni sull’anima, sul vero significato della vita, sul tempo, terra e paradiso, universo, apocalisse, uomini e dei... "Adesso è tempo di guardare oltre lo specchio, la mia musica è collirio nel tuo terzo occhio”, dici in “Collirio”: sinceramente una barra stupenda, una di quelle che più ho apprezzato. Immagino tu sia appassionato di filosofie orientali o comunque di tematiche spirituali, e questo mi fa molto piacere perché trovo che questi concetti, ancor di più se uniti al rap, riescano a dare input davvero significativi. Da quanto e come ti sei appassionato? Credi che al giorno d’oggi, ancora di più nella situazione che stiamo vivendo, siano concetti importanti che possono aiutarci a vivere o, ancor meglio, a comprendere il vero senso della vita?
Mi fa molto piacere come tu abbia colto la particolarità di questo mio disco, che è appunto quella di usare l’Hip Hop come mezzo di elevazione spirituale, sia per me stesso che per l’ascoltatore -nonostante non mi sia inventato niente, visto che la cultura Hip Hop è per sua stessa natura “spirituale” (uso le virgolette perché suppongo ogni lettore darà il suo significato a questa parola e a questo concetto).
Sono contento “Collirio” ti sia piaciuto, è uno dei pezzi che piace di più anche a me sia per il beat che per il testo, che rappresenta al 100% il mio approccio artistico al Rap in termini di contenuti, metrica, rime eccetera. Come hai giustamente sottolineato, in questa canzone si evince la mia forte vicinanza alle filosofie orientali -sono infatti particolarmente affascinato dalla scuola induista nota come Advaita Vedanta, dal Buddismo e dallo Zen. Ma ciò a cui sono più interessato è il fatto che tutte queste siano solo diverse maniere d’illustrare la medesima Verità; e lo stesso vale per tutta la filosofia -da Platone a Schopenhauer- e per tutte le altre religioni -incluso il Cristianesimo che, se letto in maniera profonda e al di la della “scatola” impostata e diretta da chi lo controlla, è un codice comunicativo profondamente metaforico e “lisergico”. Sono sempre stato appassionato a questo tipo di tematiche, ma da quando mi sono trasferito ad Amsterdam è come se avessi riscoperto il tutto, trovandovi una dimensione più profonda -quella vera, quella a cui
proprio queste stesse tematiche si riferiscono.
Mi chiedi se credo che questi concetti, al giorno d’oggi, siano importanti o se possano aiutarci a vivere meglio e a comprendere il vero senso della vita: ti rispondo che non solo credo che l’unico senso della vita risieda nella scoperta della dimensione spirituale, ma che questi concetti siano meno “filosofici”, “aulici”, “teorici” o “distanti” di quanto potrebbe sembrare: quello a cui si riferiscono è proprio la nostra vita e ciò che offrono è la soluzione per uscire dalla gabbia mentale che ci siamo costruiti da soli. “Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo”. Potrebbe sembrare l’incipit di Matrix, ma questa frase è di Giordano Bruno; e la prigione mentale di cui parla è la stessa a cui si riferisce Platone nel suo mito della caverna, nonché la causa di ogni male sulla terra. Riconnetterci alla Verità permetterebbe di risolvere qualunque cosa negativa al mondo in un battere di ciglia.
In “Life is now” rifletti su un concetto molto interessante, ovvero il cosiddetto “qui ed ora”. “Il passato è passato, e il futuro è frutto della mente” dici. Questo è un concetto che viene spesso ripreso nelle filosofie orientali e non solo: concentrarsi sul presente abbandonando il dolore e le ansie che potrebbero nascere rivolgendo il pensiero al passato o al futuro. Insomma, una delle basi della meditazione… e tu l’hai messa in musica :) Dico bene?
Dici benissimo, è proprio ciò di cui parlo. Ti svelo un segreto… io faccio Rap esoterico! :)
Cosa intendo con questo? Un concetto esoterico è qualcosa riservato agli adepti, una dimensione di significato più profonda che chi non è iniziato a quella determinata tematica non può cogliere, dovendosi quindi fermare all’aspetto esteriore e più superficiale, quello exoterico. Io credo che, nell’ambito di chi ama l’Hip Hop, molti di quelli che ascoltano la mia musica la apprezzino per via dei beat, della proprietà di linguaggio, della tecnica, dei concetti “positivi” e “filosofici”. Ma se capisci davvero di cosa sto parlando (perché sei iniziato al livello esoterico delle “tematiche spirituali”) ti scatta qualcosa dentro: ti rendi conto immediatamente che i miei testi “si scrivono da soli” e che ciò di cui parlo è il solito segreto di Pulcinella presente in ogni filosofia, religione eccetera. Li senti in un’altra maniera, ti risuonano dentro perché dico ciò che già sai, ciò che hai già provato -non solo appreso nozionisticamente.
“Life Is Now” parla appunto del “qui ed ora”, che nonostante sia generalmente percepito come un concetto appartenente alla filosofia orientale si ritrova, ad esempio, anche nella cultura latina (si veda la massima “hic et nunc”) oltre ad essere il soggetto di uno dei libri spirituali di maggior successo del nostro tempo, “Il potere di adesso” di Eckhart Tolle.
Anche la parola “meditazione” è avvolta da un significato superficiale nella nostra mente collettiva: sa di indiani seduti per terra con gli occhi chiusi e le gambe incrociate. La verità è che noi viviamo immersi nello stato meditativo senza rendercene conto, perché continuamente distratti da un ininterrotto flusso di pensieri che serve ad intrattenerci e a tenerci distratti, una sorta di “mente da scimmia” che insegue il piacere per non annoiarsi. Spostare l’attenzione al “qui ed ora” permette di bloccare quel flusso e di realizzare che è la mente a generare la materia e non il contrario. Permette di scoprire, come dico nel mio testo, che “era ora prima ed è ancora ora ora”-ovvero che il passato ed il futuro sono costrutti della mente e che non esistono.
Ci sono poi molte tracce che denunciano episodi e situazioni sbagliate del nostro tempo e della nostra società (“il male della torre di Babele è ben presente fra la gente”, citi in “La lingua muta”). Una in particolare è “Non se ma quando”, che ho trovato molto forte dal punto di vista contenutistico. Purtroppo la condizione attuale non è delle migliori: politica, potere e governi corrotti, mancanza di onestà e verità, guerre fra poveri. Viviamo come in uno “stato di ipnosi”, per elevarci ci vorrebbe una “rivoluzione della mente”. Come vedi da questo punto di vista il presente e soprattutto il futuro prossimo che ci aspetta?
“Non se ma quando” (col featuring del mio socio Vybzniko sia nel ritornello cantato che agli scratch) è in effetti una sorta di inno di battaglia, un canto di rivolta contro un sistema corrotto fino all’osso in cui i peggiori occupano le posizioni di comando e prevengono ogni cambiamento allo status quo. Una casta che campa sulla paura delle masse, che mette le persone le une contro le altre e vende le armi ad entrambe le fazioni. Non nego che avevo in mente gran parte dei politici italiani mentre scrivevo: “Dediti ad atti vergognosi campano di crisi, mentre tutti o quasi sono arresi a uno stato d’ipnosi, delusi e trascinati dall’esistere, non se ma quando chi è al comando verrà appeso per le viscere”.
Come ho già detto, basterebbe aprire gli occhi per cambiare il mondo in un istante ed io credo non solo che siamo sulla strada giusta, ma che questo sia un percorso inevitabile. Viviamo in una realtà che opere come 1984, V per Vendetta, Matrix, Essi Vivono o L’Isola e Il Mondo Nuovo di Huxley simbolizzano molto bene; l’unica via al cambiamento collettivo è cambiare se stessi e contagiare altre coscienze risvegliandole con l’arte.
[atube]siKdVh-QFQU[/atube]
Un altro brano molto significativo è “Il potere”, in cui rifletti su malvagità e corruzione delle alte sfere e, più in generale, su bene e male. “Chi ha più potere? Buddha oppure Hitler?” chiedi nel ritornello: una domanda su cui si potrebbe discutere a lungo, analizzandola da tantissimi punti di vista. Alla fine, il vero potere è quello dell’amore, e non l’amore del potere, come giustamente rappi poco dopo. Insomma un’altra traccia che fonde tematiche importanti, politiche, spirituali. Cosa vuoi raccontarci a questo riguardo? Alla fine, secondo te, il bene e il potere dell’amore vinceranno sul male?
Vorrei intanto dire che nella canzone “Il potere” c’è il featuring del mio socio El Nero, al secolo Omar Soffici, con cui collaboro da oltre 20 anni e che è a mio avviso uno dei migliori MC italiani, da cui ho imparato moltissimo; per questo volevo fosse presente su un pezzo che considero così significativo come questo.
Il mio testo cita svariate figure notoriamente potenti, cercando di metterle a confronto e di analizzare il concetto stesso di potere. Il potere è ed è sempre stato, per citare El Nero, “una medaglia che si squaglia”, ovvero una gratificazione fittizia ed illusoria. La scelta fra bene e male è individuale prima che collettiva, e va presa secondo per secondo; se cambiano per il bene tutti gli individui, allora cambia la società. Ma se qualcuno cede al veleno del serpente, ovvero al piacere dei sensi e al riempire la propria pancia più del necessario a discapito del prossimo, poi contagia gli altri: e alla fine cedono tutti o quasi.
Il potere, in buona sostanza, non esiste. E se nessuno desse potere a qualcuno, nessuno avrebbe potere perché ce lo avrebbero tutti. Eppure viviamo in un mondo dove l’1% della popolazione umana controlla il 43,4% delle ricchezze del mondo e, di conseguenza, il restante 99% della popolazione; dove questo 1% possiede anche i media e può quindi dirti che chi dice queste cose è un dietrologo, un cospirazionista.
Al di là delle problematiche che ci circondano, non dobbiamo però dimenticare la speranza e la nostra grande forza interiore. C’è un brano in particolare in cui ho colto questo messaggio positivo, ed è “Solo”: rime che ci spronano ad avere il coraggio di percorrere la nostra vita. Vuoi spiegarci il messaggio che hai voluto lanciare qui?
Penso “Solo” si sa una delle canzoni più intime e personali che abbia mai scritto -e mi piace pensare questo sia palese fin dal titolo. Parla del fatto che si nasce e si more da soli, che nessuno può prendere le tue decisioni per te ma che questo non deve intimidirti perché “se stare fra la folla fa sentire forti, le navi non son fatte per restare nei porti, ora parti”.
Esiste uno “spazio interno” dove si trovano tutte le risposte, bisogna solo sapere come sintonizzarsi ad esso; e proprio in solitudine si scopre che in realtà non si è mai soli, ma che tutte le coscienze sono unite.
Come dico nella canzone, “ricorda che anche il Sole è solo ma comunque brilla, è la sua stessa stella”: ovvero, se si ha il coraggio di fare forza solo su se stesso e non sul confortevole supporto che dà l’associazione ad altri (patrie, partiti, religioni, squadre etc) scopri che dentro di noi abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per stare bene con noi stessi ed anche con gli altri. Non farei quello che faccio come lo faccio, se non lo facessi da solo.
Attraverso la tua musica si percepisce la tua passione per il buon Rap, quello fatto bene, serio e ricco di contenuti come ai vecchi tempi (e vedere questo nel 2021 fa molto piacere!).
Quanto è importante, secondo te, continuare a fare rap di un certo tipo? In una scena musicale in cui sembra avere sempre più importanza l'aspetto esteriore e la musicalità radiofonica, credi sia giusto che il rap provi ancora a portare dei contenuti di un certo spessore? Pensi che il rap possa aiutare le persone e i giovani a riflettere su tematiche anche molto importanti, e magari contribuire a cambiare le cose?
Ciò che dici mi fa molto piacere, per quanto mi viene quasi da domandarmi: “Ma se non ci sono i contenuti… allora cosa c’è?”. Io lo do per scontato, sia perché penso di fare musica che dice qualcosa sia perché ascolto solo musica di questo tipo, quindi vivo in una bolla per la quale non m’interesso di “musica” fatta solo per raggiungere la notorietà. La notorietà dovrebbe essere il riconoscimento del tuo valore artistico, ma visto ciò che essa comporta, diventa invece l’obbiettivo per il quale molti, ribaltando il percorso, si mettono a fare “arte”. Ed uso le virgolette perché quella in realtà, ovviamente, non è arte -sento già i cori di “e chi decide cos’è arte? Tu?” Se non stai elevando la forma d’arte che pratichi dovresti dedicarti ad altro, questo è il punto. Il rap ha così tanto potenziale d’influenzare le persone che ci sono imbecilli che diventano famosi cantando “Sciroppo cade basso come l’MD” mentre bambini di 10 anni -con genitori altrettanto imbecilli- ripetono in coro questi versi sentiti a ripetizione perché le radio li passano allo sfinimento. Perché? Perché genera soldi. E perché genera soldi? Perché radio, tv, etichette eccetera fanno in modo che sia così.
Ad ogni modo penso che, in prospettiva, sia sempre andata in questo modo: c’è sempre chi fa arte perché è stato scelto per farla e la fa per esprimere se stesso e c’è chi vuole diventare una “rock star” per via della fama. Il bello è che entrambi raggiungeranno il loro scopo.
Restando sullo stesso argomento, c’è una traccia che trasuda amore per la cultura Hip Hop, “Dove batte il cuore”. Quanto sono importanti il rap e la musica nella vita di una persona, ad esempio nei momenti difficili o delicati della nostra esistenza? Possono essere un valido aiuto in tal senso?
La cultura Hip Hop ha dato un senso alla mia vita e mi ha reso ciò che sono. Io sono l’Hip Hop dal primo momento in cui ne ho percepito la vibrazione. È la mia chiesa e il mio laboratorio espressivo: in ogni momento della mia vita io potrò, grazie alle sue discipline musicali, prendere un vinile Soul, tagliarne un campione nell’Akai e creare un beat come dico io, una tela sulla quale poi scratchare un ritornello prima di sintonizzarmi col mio spazio interno e di farmi strumento di scrittura canalizzando il flow, le rime ed i concetti da un’altra dimensione. Finisse il mondo, io potrei continuare a creare, registrare e pubblicare musica. Ogni volta che metterò in play un pezzo come “All For The Ca$h” dei Gang Starr o “The Enemy” di Big L, ogni volta che vedrò un wildstyle su un muro o un breaker passare da Windmill, ad Halo ad Headspin, io starò bene. Penso comunque che, al di la delle parole, la risposta più adeguata alla tua domanda sia la canzone “Cose preziose” di Kaos.
All'interno della nostra società vediamo sempre più spesso una discreta censura nei confronti di chi la pensa in modo diverso o cerca di smuovere le coscienze camminando un po' lontano dal pensiero comune, su terreni non propriamente mainstream (ciò che il rap dovrebbe fare). Ti chiedo: quanta importanza ha secondo te, soprattutto al giorno d’oggi, essere artisti rap e riuscire a conservare la propria libertà di espressione nella musica e non solo?
La vera libertà è una scelta personale, chi non è libero ha ceduto più o meno consapevolmente la propria libertà in cambio di qualcos’altro. Se parliamo della musica, molte volte quel qualcos’altro è appunto il “successo”; si diventa un prodotto che deve rispondere alle logiche di un mercato adulterato perché disegnato così da chi lo controlla e che ti dice cosa devi fare per entrarci. Io dico quello che penso e suono come voglio; niente e nessuno al mondo potrà mai farmi fare il contrario. Non vengo passato in radio perché non faccio “skrrrr”? Sarebbe un problema se il mio scopo fosse passare in radio, ma io non ho alcun interesse a “diventare famoso”, ad essere riconosciuto come “il migliore”, o ad essere invidiato dagli altri. Io faccio musica per varie ragioni: perché lo devo all’Hip Hop, perché penso sia la mia “chiamata”, perché mi gratifica, perché mi fa da psicoterapia, perché magari incontrerà anche solo una persona che la potrà capire ed apprezzare davvero completamente sia in termini di contenuto che di sound… ma non di certo perché voglio riempire stadi facendo ripetere idiozie a masse di quattordicenni rincretiniti che pompano i miei stream pagando le mie ferie in barca in Sardegna.
E sono convinto che se tutti gli artisti operassero così, chi disegna il gusto dei tempi e delle persone -dalle etichette discografiche, alle radio, alle tv- sarebbe costretto a promuovere ciò che merita e non ciò che decide lui perché gli conviene. Comunque il vero genio prima o poi viene riconosciuto, ed è quando un pezzo come “Quelli che benpensano” di Frankie diventa virale e ballato in discoteca dalla stessa gente di cui parla che ti accorgi dell’idiozia di un sistema che rende famoso persino chi lo sputtana, se gli conviene.
[atube]m6_MdV2l7as[/atube]
Nel disco hanno partecipato anche grandi nomi dell’hip hop americano anni ‘90, immagino sia una grande soddisfazione per te… Vuoi dirci quali sono tutte le collaborazioni di questo progetto?
Si, in effetti una delle mie più grandi soddisfazioni è quella di aver potuto collaborare con artisti coi quali sono cresciuto: da Afu-Ra (quale Hip Hop head non conosce “Body of the Life Force”?) a Sadat X (una delle voci più riconoscibili del Rap americano) ed El Da Sensei (Artifacts), ad Edo G, a Big Twins (Infamous Mobb) e poi Canibus -che assieme a Big Pun è sempre stato il mio MC preferito.
Questo album voleva essere un inno alla vita ed una restituzione all’Hip Hop per quello che mi ha donato; credo che pezzi come “Domani è un altro giorno”, “Life Is Now”, “Hardcore Style”, “L’altro lato” e “Noia” lo dimostrino sia per i contenuti che per il grande lavoro organizzativo che ho dovuto mettere in atto per poterli creare. Se a sedici anni qualcuno mi avesse detto che avrei fatto un pezzo con Canibus… che avrei sentito la sua voce su un mio beat mentre rappa un testo concepito appositamente per il nostro progetto… gli avrei sicuramente riso in faccia. Le collaborazioni sul disco comunque sono davvero tante: Ivanò (La Panchina Krew di Napoli) il cantante reggae Almagheddon, Hotrox, Mad G, Mr Melt, Sam More, Gosen Grinder, Vybzniko, El Nero… solo sulla posse track “It Ain’t Over” siamo in undici a rappare in italiano, inglese, olandese e napoletano!
L’isolamento forzato che abbiamo attraversato e che stiamo tuttora vivendo a livello mondiale secondo te ha in qualche modo influenzato il desiderio di comunicare, il modo di vedere e di fare musica?
Guarda, credo che l’isolamento forzato -specie in Italia, l’Olanda ad esempio aveva molte meno restrizioni durante entrambi i lockdown- abbia spinto quasi tutti a dover fare i conti con i limiti della propria confort zone e col modo in cui vivono la propria vita. Immagino non sia stato facile restare chiuso in casa per chi ad esempio, privo di vere passioni, identifica completamente la propria vita con un lavoro di cui in realtà, magari, non gli importa nulla; per chi aspetta il weekend per “vivere” andando a bere con gli amici o in discoteca.
Per chi invece coltiva delle passioni, come ad esempio la musica, suppongo un forzato isolamento a casa -specie se pagato- abbia offerto la possibilità di dedicarsi, forse come mai prima, alla propria arte. Molti musicisti si sono reinventati con formule quali concerti online e via dicendo, altri -come me- hanno approfittato per scrivere, registrare, pubblicare, girare video eccetera. Sicuramente gli ascoltatori hanno avuto modo di aspettarsi e di macinare ancora più musica.
C'è un disco in particolare (di qualsiasi genere o epoca) che per qualche motivo ti ha segnato particolarmente e che porti nel cuore?
Tanti in realtà… troppi per poterti rispondere coerentemente. Diciamo che se devo andare di setaccio e tenere davvero l’essenziale citerei: Hip Hop italiano: 107 Elementi (Neffa), 41º Parallelo (La Famiglia), Odio Pieno (Colle der Fomento), tutto Kaos.
Hip Hop americano: Capital Punishment (Big Pun), TS: The Album (Terror Squad), Moment of Truth (Gang Starr), Universal (K-Otix), As The World Burns (Arsonists), Soundbombing II (Rawkus Records), The Platform (Dilated Peoples).
Funk: tutto James Brown, Marvin Gaye (What’s Going On), Earth Wind and Fire (All ’n All), Stevie Wonder, The Temptations, The Meters, Sly & The Family Stone, Curtis Mayfield (Curtis e Superfly), Parliament, Prince, Commodores, Ohio Playrs, Average White Band…
Queen: tutto, specialmente gli album A Night At The Opera, The Works, A Kind Of Magic ed Innuendo -oltre al disco solista di Freddie Mercury con Monserrat Caballé, Barcelona Led Zeppelin: IV
Infine, una domanda un po' particolare che amo sempre fare: di che colore è l'Hip Hop? Perché? (es.: rosso come il fuoco.. ecc)
Mi ricordo infatti di questa domanda anche nella tua precedente intervista del 2018, ed oggi come allora ti rispondo spontaneamente che per me l’Hip Hop è nero -in virtù delle sue origini e della sua natura di black music della nostra generazione- ed anche rosso -il colore della rivolta, della rivoluzione contro il sistema oppressivo che lasciamo ci circondi e controlli le nostre vite.
Lascia pure tutti i contatti tramite cui seguire i tuoi progetti e uscite.
Grazie mille! A chi volesse conoscere o approfondire la mia musica direi di seguirmi su Spotify, su YouTube (Orcorap) e su Instagram (Orcohiphop), oltre che di tenere d’occhio il mio sito ufficiale orcorap.com. Approfitto poi dello spazio gentilmente concesso per salutare i miei soci Vybzniko e Mad G -che ha appena rilasciato il suo disco d’esordio “Follia Con Logica”, interamente prodotto da me per Moksha Music. Con loro sto lavorando ad un disco di gruppo davvero massiccio che dovrebbe vedere la luce entro l’anno -il primo singolo estratto, “Fiori di plastica”, è già online ovunque.
Grazie per la disponibilità, e in bocca al lupo per i tuoi progetti presenti e futuri!
Intervista e articolo a cura di Alessia Santangeletta