A #ilmartedìemergente approfondiamo “Chernobyl”, brano dei Cronofillers, crew toscana composta da Emanuele Bonetti, Matteo Della Tommasina, Lorenzo Masini, dal beatmaker Matteo Nicastro e dal dj Dimitri Ahmetovic.
Il pezzo è estratto dal secondo album della crew, “Chernobyl (Cono d’ombra 2)”, che contiene tracce di uno stile decisamente particolare, sulle orme dei film distopici; le rime dei rappers delineano delle vere e proprie trame in cui prendono vita personaggi e ambientazioni che ci portano in un futuro di oppressione e tumulti. Un’atmosfera quasi apocalittica che ci riconduce anche alla follia del nostro stesso tempo, e che viene raccontata con flow pressante e incalzante, e strumentali potenti.
Concentrandoci su “Chernobyl”, possiamo dire che è il perfetto esempio di quanto sopra scritto. Il pezzo descrive una realtà oscura, una città grigia e insalubre che, avvelenata fino al midollo, ci regala ogni giorno malattie, ansie, occhiaie, e in cambio ci ha rubato i sogni dei nostri 20 anni e la nostra innocenza.
Le tre strofe ci immergono in un contesto di distruzione e degrado, tra polveri e nebbie, e i seguenti versi riassumono alla perfezione il concetto: “la luce arriva a malapena nella nebbia del mattino / satura di veleno, stronza come il destino, grigia come le chemio”.
La tematica della “malattia”, affrontata davvero bene in questa brano, va oltre il significato più concreto: la malattia che troviamo nei nostri tempi è anche quella delle nostre anime, della superficialità e diffidenza, del sonno delle nostre menti, della malvagità che si appropria di noi e che ci fa vivere un “tutti contro tutti” generale.
...La città grigia che è riuscita ad atrofizzarci e poi desaturarci le emozioni
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Quella descritta dai Cronofillers è una condizione che sembra non lasciare speranza, una finzione ahimè però purtroppo molto attuale e verosimile, in cui ciascuno di noi si ritrova imprigionato senza via di scampo.
Questa ipotetica città che qui viene chiamata Chernobyl unisce in sè tutti gli aspetti negativi delle metropoli contemporanee, ovvero il centro grigio e morto, i forsennati ritmi di lavoro, frenesia, luci artificiali, fumi e smog, e pure una fiducia cieca nell’energia nucleare.
Nel finale possiamo sentire una sorta di preghiera rivolta all’Agonia, che viene invocata per avere la forza necessaria per attraversare l’Apatia.
Il video è diretto da Davide Marconcini e lo trovo perfetto per il pezzo, davvero ben curato e significativo, dall’ambientazione ai dettagli che rappresentano in modo realistico una ipotetica città tossica e priva di vita. Davvero tutto molto d’impatto.
La strumentale del pezzo contiene un campionamento di “Qualcosa in più” di Mina, così come il resto dell’album, in cui possiamo trovare vari campionamenti di brani della musica leggera italiana specie degli anni ‘60 e ‘70.
In queste ultime settimane è uscito anche il terzo estratto, “L’anello di saturno”, di cui ti consiglio l’ascolto. In tale traccia si racconta la quotidianità di chi vive in questa città immaginaria e, in particolare, la fase finale di una storia d’amore, condizionata da ritmi di lavoro e dal caos metropolitano.
Il video del brano, ambientato in una capsula spaziale, è girato a 360° sia per creare più connessione tra l’ascoltatore e la presenza dei rapper sullo schermo, sia per restituire l’effetto di circolarità suggerito dal titolo.
In questo caso la base è costruita attorno al campionamento di Vecchio domani di Dario Baldan Bembo.
Insomma un altro ottimo lavoro da parte dei Cronofillers. Ti invito ad ascoltare l'intero disco “Chernobyl (Cono d’ombra 2)” e a supportare questa meritevole crew!
E tu, hai ascoltato i brani? Che ne pensi? Lasciaci un commento!
Recensione a cura di Alessia
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