Massimo Biraglia, in arte Strike The Head, nasce a Carmagnola in provincia di Torino nel 1983. È musicalmente attivo dal 1998 e porta con sé l’esperienza di 15 anni di hip hop underground italiano. Molti sono i suoi progetti, solisti e non, e le sue collaborazioni in diverse compilation e mixtape sia italiane che internazionali. Tra questi ricordiamo il progetto “Manifesto” con Dragwan.
La sua determinazione l’ha portato a diventare parte integrante della hip hop label torinese Back Movement Records, e membro ufficiale della Universal Zulu Nation di Afrika Bambaataa.
I suoi lavori si distinguono dalla massa per originalità, genuinità, profondità, e in questa intervista ti vogliamo accompagnare alla scoperta del suo mondo, dei suoi progetti futuri e soprattutto della sua arte, per far sì che tu possa conoscerla meglio, entrare nelle sue rime ed emozionarti quando le ascolterai, come è accaduto a noi.
FR: Bella Massimo, com’è nato il tuo nome d’arte?
S: Un saluto a voi e a tutti i lettori del vostro Blog! Strike è stato il mio nick fin dall'inizio in cui tentavo in qualche modo di avvicinarmi alla cultura Hip Hop prima come writer; cercavo qualcosa che mi piacesse come significato e Strike era “colpo”, “to strike”, colpire... mi piaceva. Io volevo colpire in qualche modo col mio modo di essere, molto diverso dalla massa. Quando ho cominciato a fare rime è diventato StrikeMc e poi sono maturato definitivamente in Strike The Head, ovvero “colpo alla testa”, colpire la testa con le parole.
Poi un fatto che sanno in pochi, è che da bambino ho preso letteralmente “un colpo alla testa” ed ho un vuoto di almeno 30 minuti di quel giorno, tornai a casa con un bernoccolo in testa senza sapere come essermelo procurato…
FR: Com’è nata la tua passione per l’hip hop? Ci sono artisti o album in particolare che ti hanno colpito da adolescente, e hanno contribuito ad avvicinarti a questa cultura?
S: Mio fratello ascoltava i Beastie Boys, i Cypress Hill, i Public Enemy, poi su radio Deejay c'era OneTwo OneTwo, mi registravo le cassettine… io avevo 10 anni, era l'epoca dei grandi successi degli Articolo31, gli amici mi passavano mixtape e roba a me sconosciuta, mi aprirono le orecchie con Colle der Fomento, Dj Gruff, Fritz da Cat, GateKeepaz, Atpc… Il pezzo che però mi fece scattare la scintilla da bambino fu Fight the Power dei Public Enemy, impazzivo quando partiva! Il resto è venuto da sé, ho iniziato ad osservare e a comprendere piano piano tutto quello che era l'universo di questa cultura, piano piano mi sono fatto assorbire totalmente in essa... mi permetteva di esprimermi e di farmi sentire davvero dalle persone, finalmente avevo un mezzo potente per dire a tutti che esistevo anche io.
FR: Hai mai provato a cimentarti anche nelle altre discipline dell’hip hop?
S: Si, certo, ho iniziato come writer, senza grandi risultati onestamente, poi ho iniziato a scrivere e a ballare, mi affascinava l'electroboogie, ma l'immediatezza di un footwork mi rapì molto presto, negli anni poi mi sono messo sotto soprattutto con la scrittura e di tanto in tanto anche col beatmaking, recentemente faccio anche dei Dj Set musicali molto apprezzati nella mia città, ma sia chiaro i DJ sono un'altra cosa, i miei passaggi sono puliti e senza pretese, più che un DJ sono un “Music Pusher” ma una cosa è certa quando “suono io” potete ascoltare roba che non sentite da altre parti!
FR: Nei tuoi lavori è facile sentire influenze di altri generi musicali, tra cui soul, reggae e jazz. Quindi musicalmente non sei legato solo all’hip hop, la tua visione è molto ampia, giusto?
S: L'Hip Hop stesso è l'unione di tutta la musica, reinterpretata in qualche modo, bisogna avere una mente aperta e soprattutto ascoltare tanta musica per avere la sensibilità giusta per crearne di nuova, o per omaggiare quella già esistente. Spesso e volentieri ascolto generi diversi prima di tornare ai suoni che preferisco.. è così che scopro universi musicali incredibili che non pensavo nemmeno esistessero. È come essere un esploratore spaziale: in fondo l'universo per me è fatto di suoni…
FR: C’è un tuo pezzo a cui sei particolarmente affezionato?
S: Ce ne sono diversi a cui sono affezionato, dipende poi sempre dall'umore, dalla giornata, ognuno prende una corda diversa del mio essere, e rispecchia periodi diversi della mia vita, come se fossero fotografie. Probabilmente però se dovessi sceglierne uno, sarebbe “FORSE POTEVA” scritto inizialmente per la compilation di ERMA “ERMAGEDDON” uscita nel 2002 anche in cd fisico stampato da Vitaminic (prima mia apparizione solista come StrikeMc in un disco ufficiale insieme a nomi importanti dell'epoca, avevo 18 anni!). È stato poi remixato nel 2004 da DJ SID e segnò il mio inizio nelle collaborazioni internazionali. Il brano venne poi selezionato per la compilation europea HIP HOP UNITED: rappresentavo l'Italia all'estero per la prima volta, ed ero affianco a nomi incredibili dell'underground internazionale.
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FR: Qual è il tuo modo di scrivere? Di getto o più lento e ragionato?
S: Con gli anni ho perfezionato il mio metodo di scrittura, se prima ci ragionavo di più, ora l'attitudine è diventata molto istintiva, perché i ritmi, la stesura, i concetti stessi, diventano più genuini, senza rimaneggiamenti. Capita sovente di scrivere tutto un testo di getto se ho l'idea precisa che mi pulsa in testa, altrimenti prendo appunti sul tema dell'argomento, e lascio girare l'argomento in testa in modo naturale finché non decide di uscire da sola attraverso un getto diretto sul foglio.
FR: Come ci si sente ad essere membro ufficiale della Zulu Nation di Afrika Bambaataa?
S: È un grande onore e responsabilità, e mai un peso. Che io ne faccia parte o meno, mi comporterei sempre allo stesso modo, non è un tesserino che mi rende “Zulu”, è uno stile di vita e filosofia naturale che ha coinciso perfettamente con quello che vuole rappresentare e preservare la Universal Zulu Nation, essere un membro ufficiale fa in modo che io possa dire la mia per migliorare le cose intorno a me, ma anche dentro di me. Il confronto con personalità importanti, e l'acquisizione di maggiore conoscenza non fa che migliorare noi stessi.
FR: Ascoltando i tuoi pezzi si capisce bene che per te appartenere a questa cultura è quasi vitale. Quanto è importante secondo te avere una “visione hip hop” delle cose nella vita di tutti i giorni?
S: Ognuno vede la realtà a modo proprio chiaramente, io vedo L'Hip Hop come se fosse una filosofia orientale, quasi come un'arte marziale: dopo che impari le tecniche, i movimenti, e la concentrazione per poterle mettere in pratica, scopri che puoi applicare ciò che hai imparato sul tatami anche nella vita di tutti i giorni. L'Hip Hop è continua evoluzione, cercare la tecnica migliore, diventare sempre più bravi, affermare se stessi, risollevarsi da una situazione scomoda, è divertirsi e stare bene, è arte, è conoscenza, è conoscere persone nuove, è un sacco di cose… a un certo punto tutto si fonde insieme, la tua vita è l'hip hop, l'hip hop è la tua vita, diventa la stessa cosa.
FR: Quali messaggi cerchi di trasmettere con le tue canzoni?
S: Cerco di trasmettere speranza, di lasciare sempre una luce accesa nel buio anche se lo attraverso spesso; ho scritto molti testi totalmente negativi, ma non sono mai usciti, perché un artista dev’essere responsabile di quello che dice e lasciare dei messaggi precisi a chi ascolta, perché ogni parola è importante, ogni parola può essere decisiva. Questo non vuol dire che parlo d'amore e di cose belle, parlo della realtà, dei problemi, ma invece di lamentarmi e basta cerco anche un modo per superarli.
FR: Quali sono le tematiche più ricorrenti nei tuoi lavori?
S: In genere sono introspettivo e mi auto-psicanalizzo, cerco me stesso, e più mi addentro e più scopro personalità di cui ignoravo l'esistenza, alla fine i dubbi sulla vita che ho io li hanno in molti e magari non si spingono mai oltre a quelle domande, e riascoltandomi possono ritrovarsi anche loro. Gli argomenti però vengono naturali non per forza devo parlare di me, cerco spesso di interpretare a modo mio le varie situazioni della vita, ma sempre con un bagaglio di esperienza che posso aver avuto io in prima persona o da persone a me vicine.
FR: L’arte è un’arma. Di attacco e di difesa. Sei d’accordo?
S: L'arte può essere un'arma perché può cambiare le persone, in bene o in male. L'arte non si pone questi problemi, se li dovrebbe porre l'artista e capire dove vuole andare a parare. Non è facile da spiegare, è davvero una bella domanda… L'arte è anche difesa, ma più un rifugio quando le cose si mettono male. È senza dubbio un mezzo potentissimo, e spesso fa paura.
FR: Più che di “underground” ci capita di leggere che a te piace parlare di “upperground”: in che senso?
S: Si! Io mi sento parte dell' “Upperground”, sono tanti anni che non mollo, che cerco la mia affermazione (più personale che mediatica), non sono certamente uno famoso nonostante io sia da 15 anni sulla scena, nonostante questo credo di aver raggiunto anche personaggi in alto, grazie alla stima e al rispetto reciproco, ho collaborato con tante persone, con molti grandi artisti, tutto questo senza tornaconti di nessun tipo, ma solo per amore della musica.
Nel brano appunto “UPPERGROUND” realizzato insieme DJ JAD, dico “ci vedi qua sotto, ma viviamo più in alto”: è perché siamo “underground” nella scena, ma cerchiamo la qualità, la genuinità, il meglio per quello in cui crediamo; la nostra mente viaggia più in alto, non compriamo visual per sembrare più fighi, ci teniamo i nostri numeri reali, la nostra dignità e il nostro talento non potranno mai comprarlo. Per questo siamo UPPERGROUND, siamo a un livello più alto, parlo al plurale perché siamo ormai una categoria ampia di persone semi sconosciute ma che spaccano più di altri finti famosi.
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FR: In “La musica vuole l’artista” (in collaborazione con NX), abbiamo un quadro molto realistico della scena musicale attuale. Cosa ne pensi dell’hip hop contemporaneo? Il fatto che abbia preso piede negli ultimi anni trovi sia un fatto positivo?
S: Devo essere sincero, l'entusiasmo iniziale nel vedere quanto il Rap (non l'Hip Hop) avesse preso piede è notevolmente scemato quando ho capito che veniva tutto affrontato malamente, con le solite ignorantate e figure pessime che in Italia non cambieranno mai. Invece di puntare alla qualità si punta sempre sulla mediocrità, ma è un po' il modus operandi della società italiana attuale, il decadimento culturale ha portato al peggio in tutti i settori… per fortuna c'è chi resiste ancora e le alternative positive ci sono, ma i più si bevono quello che passa al convento e accettano tutto, anche il peggio…
Scusa rispondo anche alla seconda domanda: l'Hip Hop contemporaneo ha mille sfaccettature e ci sono delle direzioni musicali assolutamente affascinanti; quelle che non sono più hip hop però si sentono che non hanno più nulla a che fare, e dovrebbero dargli un altro nome.
FR: Un album recente che ti senti di consigliare agli amanti del genere?
S: Allora, facciamo una cosa, vi propongo quello che sto ascoltando mentre scrivo le risposte per questa intervista, così rimaniamo in tema UPPERGROUND e ascoltate qualcosa di nuovo: è il mixtape di TALL BLACK GUY, con un po' di ottimi remix dal sound bello smooth, credo che apprezzerete.
FR: Intravedi qualche buona promessa del rap italiano tra gli emergenti?
S: Sì ci sono diverse ottime promesse, li sto tenendo d'occhio anche nella mia città. In una delle ultime jam un ragazzo di nome Zamba dopo aver fatto il suo live mi ha regalato il suo mixtape “SCONOSCIUTO MIXTAPE”; non lo conosco e non abbiamo contatti, non è il lavoro definitivo e c'è ancora qualcosina da migliorare, ma è un ottimo biglietto da visita, ve lo consiglio! Poi ci sono anche MASA, GIAX ecc... ci sarebbe da fare un articolo intero solo sugli emergenti.
FR: Arriviamo ora ad un argomento importante che per noi è stato una piacevolissima sorpresa. Recentemente hai rappresentato l’Italia in un progetto benefico rilevante, HIPHOPISHIPHOP - Hip Hop for the World, insieme ad altri 13 artisti di diversa provenienza mondiale. “Arrivo da una piccola provincia piemontese”, inizi così la tua strofa. Cosa ha significato per te portare la voce del Piemonte e, più in generale, dell’Italia in questa collaborazione internazionale?
S: È stato il sogno di una vita che si è realizzato, rappresentare l'Hip Hop in italiano a livello internazionale a certi livelli è qualcosa d'incredibile, eppure è successo, senza spinte, solo con la costanza negli anni, con l'onestà e il rispetto di questa cultura. Questo mi ha portato a un grosso riconoscimento personale, 4 milioni di persone hanno visto il video, hanno visto me, ma non solo me, hanno visto tutto ciò che rappresento: la semplicità di un ragazzo di provincia, non costruito, che porta in alto la sua piccola grande realtà.
Non è un caso che la location della mia strofa sia a Nichelino nella famosa “piazza rossa” luogo di ritrovo dei GateKeepaz, di Lefty, di Maury B, di Sabsista... insomma la storia dell'Hip-Hop Torinese e italiano. Nel video poi compaiono come passanti anche Mastafive, Dragwan, Dhemo, Dawlaz e Walterix. Un grande onore, davvero difficile riuscire a esprimerlo a parole, ma si è fatta la storia.
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FR: Non solo musica: anche tv. Recentemente sulla rete piemontese For music ti abbiamo visto apparire più volte in occasione di vari programmi, tra cui We got flava con Mastafive e VG Videogames Generation. Insomma, sei decisamente attivo! Altri progetti in cantiere?
S: Ce ne sarebbe da dire! Si sono attivo su diversi fronti, alla fine cerco di portare avanti le mie passioni anche se non ci sono soldi, e non veniamo pagati; quindi se non compare improvvisamente uno sponsor non so se andranno avanti i progetti televisivi anche se abbiamo avuto un grande riscontro di pubblico. Per quanto riguarda Videogames Generation in ogni caso abbiamo la nostra webTV (con tutte le repliche e le novità) e il nostro canale personale che andrà avanti. Saremo anche dal vivo con un po' di retrogaming di qualita' il 25-26-27 settembre al CARMACOMICS a Carmagnola, quindi non mancate perché porto avanti la musica con i videogames e spesso mischio le due cose... ci sarà da divertirsi!
FR: Nella tua carriera hai avuto modo di collaborare con molti validi artisti, non solo italiani ma anche internazionali. C’è qualche artista in particolare con cui vorresti collaborare in futuro?
S: Si! Vi anticipo che presto collaborerò con Mr Phormula artista presente anche lui in HipHopisHipHop! Poi spero di poter collaborare anche con gli altri, tempo al tempo, io in Italia sono davvero una pulce, mentre loro nei loro paesi sono dei veri BIG! San E ha una fan base pazzesca così come Redrama o Frankie, quindi diciamo che per ora vorrei cercare di fare qualcosa con loro.
I miei sogni nel cassetto? KENY ARKANA , DISIZ, NAS e TALIB KWELI! :)
FR: Come saprai, il blog Fare Rap si occupa principalmente di artisti emergenti, spesso anche molto giovani. Quale consiglio ti sentiresti di dare ad un ragazzo o ragazza che voglia intraprendere la strada del rap?
S: Siate voi stessi, esprimete dei concetti che abbiano un senso, ricordatevi che state parlando a delle persone, dovete sempre essere fieri di ciò che dite, se pensate di aver scritto una stupidaggine, probabilmente è così; siate convinti e fate tanti live, scrivere e registrare in cameretta serve fino a un certo punto poi devi confrontarti con la gente ascoltare le critiche (o i complimenti) e accettare le opinioni degli altri, soprattutto di chi ha più anni ed esperienza alle spalle... Una cosa fondamentale: passate tanto tempo ad ascoltare musica, per capire il vostro reale gusto musicale, vi aiuterà a scegliere le basi giuste per rapparci sopra, fidatevi.
FR: Infine, una curiosità: se dovessi dare un colore all’hip hop, quale sceglieresti e perché?
S: L'Hip Hop è Blu, come il mare: scegli tu se ammirarlo, nuotarci dentro o se navigarlo.
Grazie per questa stupenda intervista, grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qui!
Massimo “Strike The Head”
Come hai potuto capire dalle risposte, Strike The Head è un artista vero, di sani principi, capace di trasmettere a chi lo ascolta tutta la positività che la cultura hip hop porta con sé. Un artista che ha alle spalle un notevole bagaglio di esperienze, collaborazioni e materiale valido da proporre al pubblico, ma nonostante questo rimane un ragazzo estremamente semplice, umile e disponibile. Con noi si è dimostrato gentilissimo ed è un piacere averlo come ospite sul nostro blog.
Ti invitiamo ad ascoltare la sua musica ricca di contenuti e messaggi, in cui è possibile quasi sfiorare l’anima dell’artista, e a visitare la sua pagina facebook e il suo sito ufficiale, dove potrai trovare tante altre informazioni, date live e tutta la sua discografia.
Speriamo vivamente di averti trasmesso al meglio l’attitudine positiva e la genuinità che caratterizza questo bravo artista, e ovviamente ringraziamo Strike the Head per averci concesso l’onore di questa intervista, augurandogli un futuro ricco di arte e tante soddisfazioni perché le merita tutte. PEACE
“Nessun passo si cancella, svanisce solo la sua orma…”
Intervista a cura di Alessia e PawA